venerdì 17 dicembre 2010

100% Mercato delle Erbe - Arte e relazione per il Mercato delle Erbe di Bologna

Dal 18 al 22 dicembre 2010, Re:Habitat presenta 100% Mercato delle Erbe, un progetto creativo pensato per il Mercato delle Erbe di Bologna che prende il via in occasione dei primi 100 anni della struttura per proporre una serie di azioni volte a valorizzarne potenzialità commerciali, relazionali e culturali in risposta alle nuove esigenze di una società famelica, sfaccettata e multi-tasking come quella attuale. Promosso dal Consorzio di gestione del Mercato delle Erbe, 100% Mercato delle Erbe è un intervento che, attraverso pratiche community-based, arte e gastronomia, intende riattivare nei cittadini la consapevolezza di un luogo che ha una storica funzione di catalizzatore delle dinamiche sociali e commerciali. Un luogo di sapori e saperi che, con l'aiuto della creatività bolognese, può tornare a giocare un ruolo importante nella qualità della vita di Bologna. «Come sarebbe un Mercato aperto alla Città con arte, teatro, eventi e saperi?» A partire dal 18 dicembre, in occasione delle festività del Natale, Re:Habitat darà spazio a possibili risposte raccolte insieme alla città stessa, proponendo ogni giorno un assaggio di quel che potrebbe essere il nuovo Mercato delle Erbe.

Colori, suoni e parole riempiranno le aree di vendita, mentre un angolo cucina offrirà momenti di sosta per scambiare ricette, ma anche storie, volti e opinioni, per comporre una narrazione sul Mercato scritta da chi lo abita e chi lo frequenta, una raccolta di voci in cui partire dalla tradizione per maturare proposte future. Mercoledì 22 dalle 10 alle 19.30, 100% Mercato delle Erbe vedrà la partecipazione di creativi del panorama bolognese come Pina Siotto (chef e antropologa), Coralie Maneri (fotografa), Concezio Roberto Di Rocco e Roberto Mastai (disegnatori), Rebecca Wilson (dj), mentre per tutto il periodo delle festività, il Mercato sarà animato da colori, voci, assaggi e musica indossando la veste dei prossimi 100 anni, 100 volti, 100 storie, 100 negozi. Il Mercato delle Erbe si apre a un modo di fare la spesa dall’antico sapore, arricchito però dallo sguardo della creatività locale per coniugare il piacere della condivisione alla qualità dei prodotti e la convenienza alla scelta, tornando così a essere un luogo centrale di scambio dove fermarsi, conoscere, trascorrere del tempo a contatto con la diversità.

Costruito nel 1910 da Arturo Carpi per ospitare le “treccole” cacciate da Piazza Maggiore, il Mercato delle Erbe è diventato nel tempo la vera bottega di Bologna, una piazza coperta dove le persone si incontravano, un luogo dove poter scegliere tra un'ampia offerta di prodotti di qualità.
Oggi, a 100 anni dalla sua fondazione, segue ancora gli stessi valori scegliendo di offrire ai cittadini un luogo di sapori e di saperi.

Dal 18 dicembre 2010 all'8 gennaio 2011, h 10-19.30
Mercoledì 22 dicembre 10-19.30 appuntamento speciale con musica, racconti, foto, gastronomia.

Re:Habitat è un'associazione nata in risposta alla necessità di mettere a sistema differenti competenze per generare visione, progetti e prodotti per la rigenerazione della città in cui vive e lavora attraverso l’interdisciplinarietà: design, arte, cultura, formazione, interazione sociale, partecipazione e ricerca. 100% Mercato delle Erbe è il suo primo progetto di azione a Bologna. Il contesto pubblico del mercato coperto presenta l’occasione per attivare un percorso di direzione creativa, di miglioramento relazionale e ambientale, che venga poi metabolizzato e autogestito.

I soggetti creativi riuniti in Re:Habitat sono:
OQ#_OpenQuadra / architettura, design, grafica e progettazione interdisciplinare
Nosadella.due / programmazione culturale, interventi artistici nel contesto pubblico, residenza per artisti e curatori
Elisa Fontana / ricerca artistica, educazione, spostamenti percettivi
Sale Na+Cl / comunicazione, trend hunting, stile e allestimenti
Andrea Mochi Sismondi / indagini, analisi e narrazione
Teatrino Clandestino / gesti performativi e drammaturgia contemporanea
Snark / analisi urbanistica, design urbano, ricerca tecnologie
Area Europa / development consulting, fundraising, formazione e mediazione
 

mercoledì 24 novembre 2010

Jim Morrison African Fan Club

A volte il multitasking fa male. La monodirezione, in certi casi, permette di affondare, di percepire, di perdersi nella bellezza della sensazione intensa. Avete mai provato a usare, per un giorno intero, solo la mano sinistra? O più semplicemente: avete mai chiuso gli occhi in mezzo alla piazza di un mercato cittadino?

A Bologna, in questi giorni, è approdato Brandon Labelle, artista del suono relazionale, che, insieme a un gruppo di ragazzi partecipanti al progetto Worklab, ha creato una mappa sonora della città. Presso Raum, in via Ca' Selvatica, è possibile ascoltare, sdraiati su tappeti, tutte le strade sonore che costituiscono questa mappa, con la possibilità di portarsele a casa su una chiavetta usb (da portare con sé!).

Il progetto, inoltre, prevede incontri, dibattiti, discussioni, performances sonore, con artisti e ospiti invitati appositamente per il progetto.

Brainstorming seguirà il progetto. Ovviamente ha già il download di un primo frammento audio. Si tratta di Neighbor di Tecla Latella che si finge postino per registrare il 'chi è?' al citofono di un palazzo. Ascoltate!

Brandon Labelle - WorkLab

 

lunedì 6 settembre 2010

WorkLab 2010 - Bianco-Valente & Brandon Labelle

Foto di Matilde Soligno
La Bologna settembrina ospita WorkLab, laboratorio di formazione avanzata e di produzione, realizzato e promosso dall’associazione culturale Aritmia, a cura di Lelio Aiello, nell’ambito di Déjà-Vu, il progetto bolognese che da tre anni porta avanti una ricerca che include artisti, studenti, pubblico e luoghi e realizzato in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Bologna, MAMbo-Museo d’Arte Moderna di Bologna, Raum-Xing, Shape Associated (roBOt Festival) e BAM-Bologna Art Managers (per lo sviluppo di sostenibilità del progetto), col supporto di Fondazione del Monte, Regione Emilia-Romagna, Comune e Provincia di Bologna.

L’attenzione al quotidiano e alle sue implicazioni territoriali e sociali è ciò che caratterizza il progetto WorkLab per il 2010, con l’invito rivolto agli artisti Bianco-Valente (Italia) e Brandon LaBelle (USA), a lavorare su elementi della città e sulle sue dinamiche relazionali, la dimensione sociale della musica (Brandon Labelle) e la relazione tra i luoghi fisici e mentali (Bianco-Valente), sono i temi intorno a cui ruotano le diverse poetiche degli artisti invitati che, insieme, definiscono un cortocircuito di esperienze artistiche volte a indagare la vita quotidiana nei suoi diversi aspetti.

Gli appuntamenti:

7 > 11 settembre | Accademia di Belle Arti | Via Belle Arti 54, Bologna
RELATIONAL LANDSCAPE laboratorio a cura di BIANCO-VALENTE (Italia)
con Pietro Alex Marra, Marzia Avallone, Enrico Bari, Claire Bosi, Giulia Casula, Samuele Cherubini, Francesco di Tillo, Raffaele Nesci, Carmelo Nesci, Stefania Palmieri, Angelica Porrari, Fabio Romano, Alia Scalvini, Deborah Santamaria, Virginia Zanetti.

17 > 18 settembre | Palazzo Re Enzo (sala Re Enzo) Bologna | coproduzione déjà.vu / roBOt
RELATIONAL LANDSCAPE installazione a cura di BIANCO-VALENTE (Italia)
con i partecipanti al laboratorio

16 > 19 settembre | Museo internazionale della musica, Palazzo Sanguinetti, Strada Maggiore 34 Bologna
L'INSOSTENIBILE CALMA DEL VENTO installazione sonora di BIANCO-VALENTE (Italia)
a cura di Lelio Aiello
Inaugurazione giovedì 16 h 18.00

19 > 21 novembre | Museo internazionale della musica, Palazzo Sanguinetti, Strada Maggiore 34 Bologna
JIM MORRISON AFRICAN FAN CLUB laboratorio a cura di BRANDON LABELLE (USA)
con Marco Bonaccolto, Germana Cantarella, Noemy Cotardo, Marco Furlani, Paolo Ghezzi, Elena Hamerski, Luciano Maggiore, Lorenzo Senni, Marcello Spada, Dominique Vaccaro.

21 novembre | h 16.30 | Museo della musica, Palazzo Sanguinetti, Strada Maggiore 34 Bologna
incontro con BRANDON LABELLE (USA)


22 > 25 novembre | Raum/Xing, via cà selvatica 4/d, Bologna | coproduzione déjà.vu / Raum
JIM MORRISON AFRICAN FAN CLUB a cura di BRANDON LABELLE (USA)
con i partecipanti al laboratorio

Brainstorming seguirà il lavoro con appostamenti e interviste.
Stay tuned!

WorkLab



 

lunedì 12 luglio 2010

Santarcangelo 2010

Santarcangelo 2010 si interroga sul rapporto tra il teatro e il pubblico. Lo fa in modo schizofrenico e adrenalinico, sospeso tra le parole, le azioni e le poetiche. Nessuna strategia, se non quella di dar vita a esperienze, creando dispositivi in cui questa interrogazione si catalizzi e ne esca frastagliata, dissezionata e completamente inevasa. Gli spettacoli diventano veri e propri eventi cui relazionarsi, e noi, spettatori, violati nella nostra fisicità, sentiamo la terra tremare sotto i piedi, ignari di quello che potrà accadere lontani dalla sicurezza della nostra poltrona.
In un'epoca in cui il corpo scompare dietro l'interfaccia del virtuale, il teatro ne recupera la matericità e la usa senza scrupoli. La questione etica? Subito risolta da Cesare Pietroiusti, maestro dell'arte relazionale italiana, che in un incontro di qualche mese fa affermava: "L'utilizzo strumentale del pubblico come elemento imprescindibile della poetica di un artista? Finalmente! L'uomo non si distingue forse dagli animali per la sua capacità di usare stumenti? E quale strumento più completo, complesso e affascinante dell'uomo nella sua componente emozionale, corporea e intellettuale? Usiamoci di più!"

Siamo inevitabilmente lontani da certo agit prop di vecchia data, in cui il coinvolgimento del pubblico era il fine ultimo, votato a una sorta di missione redentrice nei confronti di una dimensione sociale da sovvertire. Oggi il corpo è puro strumento, mezzo, possibilità estetica e tecnica che apre, meravigliosamente, all'indagine, alla ricerca e al perfezionamento continuo dell'applicazione. In quanto strumento, il pubblico viene ora inserito come elemento vivo dell'opera, partecipando delle poetiche più diverse che ne indagano possibilità e derive. Le categorie si frantumano e il giudizio vacilla. Chi sarà, ora, a decretare il giudizio su un'opera se il pubblico, cui prima spettava tale compito, si ritrova a esserne parte? Le gerarchie, ora, sono veramene crollate, nel nome di un'arte che, finalmente anche in Italia, abbraccia la contemporaneità. In altri paesi se ne sono accorti qualche tempo fa coniando definizioni specifiche come nel caso della live art inglese. E non solo sui media di settore. Si parla di istituzioni, pronte a riconoscere e a sostenere nuove forme di riflessione artistica sul reale.

Le nostre istituzioni distruggono i teatri lasciando crateri vuoti. Sarà il caso di approfittarne per trovare nuove forme di esistenza. Il festival di Santarcangelo ne è un esempio.

Audio da: Un oscuro scrutare/Portage - IL TETTO/Angelo Mai+Bluemotion - Pic-nic Champagne 

Santarcangelo Festival 2010

 

giovedì 24 giugno 2010

PerAspera - Gran finale

Si è concluso ieri il festival bolognese che ha visto più di trenta gruppi circondare la bellissima Villa Mazzacorati delle poetiche più diverse. Il pubblico era curioso, gli artisti disposti al confronto, le opere diverse e variegate. Cosa volere di più? forse un po' di attenzione da parte delle istituzioni? Solita vecchia storia. Noi guardiamo le stelle, mica il dito!

martedì 22 giugno 2010

PerAspera - Settimo giorno

Il settimo giorno abbiamo visto un micro spettacolo dentro un pulmino Fiat, dove l'esperienza della prossimità così esasperata dei corpi e della scena fa sì che si crei un macro-sguardo sui dettagli della narrazione e della messinscena.

Una lettura appassionata delle vicende di Marie Curie ci fa invece riflettere sulle derive piccolo-borghesi di una società che, vestita a festa nella sua pretesa di imbrigliare la natura nelle umane leggi scientifiche, non fa che cadere inesorabilmente in dimensioni di potere che vanificano il lavoro di chi, come la bistrattata scienziata polacca, opera in modo appassionatamente rigoroso e geniale.

Hana-ni, formazione tutta femminile, ci regala una danza scomposta, in bilico tra l'eroe del fumetto e il suo daimon umano. Francesca Ballico intesse poetiche parole giocando con voce e chitarra, mentre Angelo di Bello ci propone due opere video in cui la boxe viene eletta a nobile arte della concentrazione e della disciplina. Conclude la serata il video di Cilema Reisen, sarcastico, ironico, ammiccante all'estetica pubblicitaria per coglierne le dimensioni comunicative più sottili.

Il pubblico lascia le proprie parole al telefono rosso, in un interessante coacervo di termini, frasi e boutades.

lunedì 21 giugno 2010

PerAspera - Sesto giorno

Una domanda, fra quelle raccolte tra il pubblico del Festival PerAspera alla suggestione 'cosa chiederesti a uno spettatore quando esce da uno spettacolo?' mi ha colpita: 'sei sicuro che quello che hai visto lo conoscevi già?'

Se poesia è creazione, il problema non dovrebbe sussistere. Ma quando, alla fine di uno spettacolo, ci si pone ulteriori e inevase domande, ecco che forse è avvenuta la Genesi di qualcosa che prima non si conosceva.

Allora mi chiedo: cosa può generare il pensiero Majakovskjiano, vecchio di cent'anni, oggi? Forse una recondita invidia nei confronti di chi ha saputo vivere urlando la vita stessa, senza interferenze e pigrizie piccolo-borghesi. Komakino ha creato un ponte fra la caduta dell'Ente Teatrale Italiano e la resistenza vitale di artisti che, nonostante tutto, seguono l'urgenza di farsi ascoltare.

C'è ancora qualcosa da dire? Certo, eccome! Le rivoluzioni non si decidono a tavolino, si fanno e basta.

E nell'impalpabilità della nostra società liquida forse ci siamo già dentro fino al collo.

domenica 20 giugno 2010

PerAspera - Quarto e Quinto giorno

Il Festival prosegue moltiplicando le poetiche e le direzioni. Brainstorming introduce un elemento nuovo per la raccolta delle voci intorno agli spettacoli. Si tratta del telefono rosso già sperimentato in altri festival (vi ricordate il lontano Fies 2008 o Es.Terni 2009?) che raccoglie automaticamente messaggi diversi, concedendo allo spettatore un momento raccolto e solitario, lontano dall'inquietante mano microfonata che si avvicina alla sua bocca con due occhi che gli chiedono: 'cos'hai visto?'.

Compare, inoltre, sul Blog di Massimo Marino un articolo che apre a interessati riflessioni sulla questione della critica agli spettacoli. Riporto una frase dal post su cui vi invito a riflettere: "...perché non c'è più una critica, ma solo voci che si ripetono come echi sempre più lontani, perdendo di sostanza."

E a questo punto chiedo proprio agli spettatori come ritrovare la sostanza all'interno di voci come quelle che ascoltate su questo blog che, lungi dalla semplice ripetizione, si combinano in una massa apparentemente casuale e acritica, galvanizzata dalla democratizzazione crescente della rete ma, forse, vaporizzata nella componente solipsistica dell'accesso. Insomma: ora che tutti possono parlare, di cosa parliamo?

venerdì 18 giugno 2010

PerAspera - Terzo giorno

Ecco il terzo giorno di Festival. Si iniziano a fare riflessioni più articolate con un pubblico che accorre incuriosito dalla perseveranza di un'arte che sente la necessità di uscire allo scoperto.

Al pubblico la parola ;-)




giovedì 17 giugno 2010

PerAspera - La Domanda

Brainstorming, al secondo giorno di festival, stimola il pubblico a una riflessione su se stesso, chiedendo:'cosa chiederesti a una persona quando esce da uno spettacolo?'

Momento delicatissimo, quello di un corpo che si ridà al mondo dopo una visione. C'è chi preferisce custodire la propria catarsi in solitudine, chi invece ama condividere, chi si infastidisce alla domanda e chi ne viene stimolato. Riporto una frase citata da Roger Bernat: 'El teatro sigue siendo el unico lugar de confrontacion del publico consigo mismo como colectivo' (Il teatro rimane l'unico luogo di confronto del pubblico con se stesso).

Dentro una sala teatrale non possiamo fare altro che accettare di essere un collettivo, sia pure soltanto per il fatto che l'art vivant chiede alla scena di essere calpestata, in presenza di qualcun altro che si presta a esserne testimone.


mercoledì 16 giugno 2010

PerAspera - Primo Giorno

Primo giorno di festival. Sul viale d'ingresso ho la schiacciante sensazione di aver sbagliato vestito, o epoca. Mi rimangio quello che ho scritto nel post di ieri: "E' inutile, quindi, parlare di generi, epoche o quant'altro." E' utile, eccome! Perché avere delle statue tutt'intorno a me finché guardo uno spettacolo non mi era mai capitato. E mi ha fatto riflettere. Trecento anni. Com'era l'arte contemporanea trecento anni fa? Grande dibattito. Leggetevi Del contemporaneo. Saggi su arte e tempo edito da Mondadori. Com'era il pubblico di trecento anni fa? Era seduto dove stavamo noi ieri sera. Cercava le stesse cose che cerchiamo noi? E gli artisti? Cosa cercano?

Ieri sera abbiamo visto corpi danzanti, oggetti sacrificali, corpi recitanti, pixel e decibel. Ognuno nella propria Weltanschauung. Ho sentito la mancanza di un Concept che mi spiegasse il motivo di tutte quelle presenze. Poi ne ho giustificato l'assenza, aggrapandomi alle cariatidi del teatrino, che con i loro trecento anni di visioni forse mi possono insegnare qualcosa in più sul mio essere spettatrice.


martedì 15 giugno 2010

PerAspera 2010

Parte oggi PerAspera, festival tutto bolognese che sfida la schizofrenica disfonia del sistema culturale italiano, scommettendo sul glocal dell'arte. L'Emilia-Romagna della creazione giovane è praticamente tutta qui, per otto giorni, a sondare i propri terreni poetici, mettendosi alla prova con nuovi formati, fortemente catalizzati dal luogo in cui ci si trova: una villa del Seicento. Il teatrino del 1763, a due ordini di logge sorrette da cariatidi e telamoni di stucco, a dispetto di tutti gli apocalittici, è già in rete con i Teatri Storici d’Europa per uno scambio di produzioni e una successiva distribuzione del progetto. E' inutile, quindi, parlare di generi, epoche o quant'altro. Noi ci apposteremo e staremo a vedere cosa accade.

PerAspera 2010
 


domenica 25 aprile 2010

La Ribot (E/CH) - Mariachi 17

Il video di La Ribot ci fa vomitare! Sul serio, non è una figura retorica, è una sensazione assolutamente fisiologica. Le immagini riprendono il movimento del corpo che danza, dotato di occhi. Guardare lo spazio con un ginocchio, o con una spalla, non è semplice. Manca l'equilibrio, la messa a fuoco, la composizione dell'immagine, quella visione binoculare che rende lo spazio rassicurante.

Nel video della coreografa spagnola tutto è visto, esplorato, indagato con il dinamismo delle parti non visive del corpo umano. La telecamera, posizionata su una spalla, o su una gamba o sul ventre, ci restituisce uno spazio agito, fortemente presente, incalzante. E' la perdita di ogni dicotomia fra spazio e tempo, in una fusione che non ci saremmo mai aspettati.

La Ribot
 

Mk (I) - Speak Spanish

Ero completamente disarmata mentra guardavo lo spettacolo. Ciò mi è piaciuto, naturalmente! (Spettatrice)

Mk




 

sabato 24 aprile 2010

Kroot Juurak - Marten Spangberg (Est/A/S) - Ride the Wave Dude

Ehi tu, cavalca l'onda, capito? Cavalca l'onda! A sostegno di tutti i fenomeni, lavorando attivamente contro ogni forma di interiorità. Esteriorità è tutto. Sì, cara Kroot, sì! Grazie tante! Ti sei presa la libertà di cavalcare la scena e di questo ti rendiamo atto. Siamo forse incuriositi da quello che accadrà, ma è troppo facile. Lo spazio scenico ha già un suo tempo, possiede già un potere drammaturgico. Attenta, potrebbe rovesciartisi contro. L'onda, in fondo, è imprevedibile, e cavalcarla è impresa ardua. Un corpo in scena è un corpo responsabile, almeno del nostro sguardo. Presentarsi carichi semplicemente del proprio essere umano, non basta, credo.

Nella performance di Kroot Juurak avrebbe potuto succedere qualsiasi cosa, perchè l'ipotesi di partenza era una non-ipotesi, un possibilismo slabbrato e inconsistente, che sfuma nel tutto.

E a noi che stiamo a guardare, non resta altro che sentirci presi in causa in un nulla, in cui il tutto, forse non sta nella scena, ma dall'altra parte, dalla nostra.

Special Guest: Gustavo Filippucci - alpinista
 

Bojana Mladenovic (Srb/NL) - One Piece

In uno spazio ridotto, definito da tende di strass, siamo seduti in due file, uno di fronte all'altro, separati da un corridoio che diventa passerella. Sfila Bojana Mladenovic, nuda, poi con guanti, poi con vestiti. Noi guardiamo. Lei si siede e ci invita a porle delle domande, assicurandoci che sarà felice di rispondere. Certo, è tutto facile: le domande sono stampate su cartoline nelle mani del pubblico, le risposte su foglietti nelle mani dell'interrogata. A domanda segue risposta, scelta a caso dal mucchio. A volte a scegliere è il pubblico stesso. Ma come? Mi rispondi a caso? Sì. Tanto, che ne sai tu se è vero o falso? L'importante è giocare. Bojana si mette a nudo di fronte a noi, ci canta pure una canzoncina di quando era piccola, al pianoforte. Che carina!

No. Non ci cascate! Bojana non gradirebbe! Lei vuole solo farci giocare. Niente sentimentalismi, niente storicismi, niente personalismi! Laggiù, sulla sedia, potrebbe esserci chiunque. Questa performance non vuole essere un autoritratto, né tanto meno un'autobiografia. E' un percorso gnoseologico, quello che si apre fra gli strass e le cartoline, altroché!

Un bel gioco, che apre a riflessioni sul concetto di conoscenza e di interrogazione. Un paradosso della curiosità, in cui a domanda segue distanza, a risposta segue interrogazione, a presenza segue disgregazione, a completezza segue incompiutezza.

Special Guest: Cristina Demaria - semiologa

 

Kroot Juurak - Fahim Amir (Est/A/AFG) - Autodomestication



Special Guests: Lorenza Maluccelli - sociologa, 'mamma' di Leone (animale domestico, cane)
Simonetta Nativi - medico veterinario, comportamentalista animale

 

giovedì 22 aprile 2010

Kroot Juurak (Est/A) - Once Upon

Credo che non dovremmo soffermarci alla prima visione. Kroot Juurak si presenta silenziosa, immobile, concentratissima. La scena è pressoché vuota, solo una valigia, sacchetti della spesa, la spesa. Tutto si dipana in maniera, direi, ovvia: lei si costruisce un castello, arriva il dinosauro grigio che tenta di scavalcare il fossato, annega. Lo pteranodonte allora ruba il pennacchio alla guardia e lo fa cadere nell'acqua, ma il dinosauro grigio è già affogato. Da chissà dove arriva il dinosauro arancione, quello buono, quello innamorato. Mille peripezie, un mago che trasforma la principessa in cane, gatto, uccello. Il dinosauro arancione è pazzo d'amore, salta, s'infuria, si dispera, ma la principessa se ne va.

L'artista estone gioca a un gioco infantile, con la serietà di un alchimista, la precisione di un chirurgo, la concentrazione di un manovratore. E noi, di fronte, non sappiamo se crederci. Se Cassandra fosse stata ascoltata, cosa sarebbe successo? Forse non ci sarebbe il mito. Meglio allora assistere a una catastrofe, che restare nell'idiozia preventiva. In fondo, noi spettatori, non possiamo che assistere, sicuri di esistere, grati di essere stati invitati, desiderosi di dire la nostra in proposito. Nessuno ce lo vieta, l'importante è averne il coraggio. Perchè un dinosauro di plastica arancione può, nonostante tutto, scatenare una tempesta. Non lo chiamavano effetto farfalla? Ma per favore! Non siate politically correct! Se lo spettatore è piantato, l'artista è cane, e l'esperienza è color cane che scappa.

Special Guest: Vittorio Marangoni - scenografo, scultore

 

mercoledì 21 aprile 2010

Linguaggio

Stimolati (o ossessionati) dalla poetica di F.I.S.Co. 10, che del volitivo e dell'illlogico fa la sua bandiera, ci alleniamo a quella ginnastica del provviso che rende ogni esperienza fuggevole e incontinente. Brainstorming si apposta e ascolta, cattura parole per poi farne una collezione in cui il criterio si dà solo alla fine dell'ascolto.

Questa volta vi proponiamo una scelta piuttosto ardita di aggettivi, metafore e similitudini, tratte dall'archivio di Brainstorming, montate in un ritmo serrato, senza riferimento a uno spettacolo in particolare, in un rincorrrersi asfissiante di termini con un denominatore comune: essere riferite alla visione di un evento performativo dal vivo.

Prendete carta e penna, ascoltate il montaggio e cercare di scrivere su un foglio il numero maggiore possibile di parole. Quali sono quelle che ricorrono maggiormente? Cosa ci spinge a usare certi termini per descrivere la nostra esperienza di spettatori?

A proposito di altri punti di vista, altri linguaggi, altre visioni, vi invitiamo a leggere l'articolo di Massimo Marino sullo spettacolo Giant City di Mette Ingvartsen.

Buon divertimento!

 

martedì 20 aprile 2010

Open Source

Una conversazione tra il serio e il faceto sulla questione dell'Open Source, della circuitazione della cultura, dei cambiamenti operati dal Web. Un volo pindarico senza troppe pretese, una degustazione che lascia il campo a nuove e più approfondite discussioni, ma che Brainstorming ama affrontare con una modalità areiforme, sospesa tra l'intervista e la chiacchiera da bar.

Special Guest: Paolo Iocca - musicista, blogger

 

lunedì 19 aprile 2010

Open (I) - Waudeville - Intuizioni sul Mondo in attesa che diventino una costruzione compiuta

W Waudeville e le sue scorribande nello spazio e nel tempo di una palestra.
W Waudeville perchè ci ha fatto deambulare in un microcosmo con un microscopio.
W Waudeville perchè ci ha detto che potevamo oltrepassare i confini (anche se poi non lo abbiamo fatto).
W Waudeville perchè è multitasking e opensource.
W Waudeville perchè per una volta siamo stati felici di non capirci niente.
W Waudeville perchè è ottocentesco.
W Waudeville perchè è leggermente sartriano.
W Waudeville e la serietà con cui l'abbiamo affrontato.
W Waudeville.

Wetropolitan Museum of Natural Freaks


 

domenica 18 aprile 2010

Antonija Livingstone / Jennifer Lacey (Can/F/USA) - Culture & Administration

Silenzio.

Un vulcano islandese ha oscurato i cieli con la sua cenere.
Gli aerei non possono volare.
Gli artisti non possono raggiungere i loro palcoscenici.
Gli spettatori non possono raggiungere le loro poltrone.
I contratti parlano di "annullamento causa eventi atmosferici"

Che dire? Forse: "Culture, Administration & Nature"

 

sabato 17 aprile 2010

Mette Ingvartsen (D/DK) - Giant City

Nello spazio ci sono corpi che oscillano. Penso all'oscilloscopio, uno strumento in grado di disegnare un grafico relativo al funzionamento di un fenomeno fisico. L'oscilloscopio non dà interpretazione. Mostra. Indica. Testimonia una presenza attraverso curve e lineette.

Quei corpi erano lì, alla mercè del nostro sguardo, rilevatori di uno stato dell'essere, in attesa, forse, di una lettura. O no.

Mette Ingvartsen, nella sua auto-intervista, dichiara di voler creare spazi volatili e flessibili, che corrispondano alle idee contemporanee di vita, invece di rappresentare, per esempio, la contemporaneità stando seduti sulla scena con un mucchio di computer, per mostrare la società della rete.

In quei corpi oscillanti ho visto la proposta e la negazione subito dopo, e poi di nuovo la proposta e di nuovo la negazione. Un incedere e un tornare sui propri passi, continuo, estenuante, compulsivo, quasi a voler afferrare qualcosa che continuamente sfugge.

Forse avrei avuto bisogno di una macchina fotografica con un tempo di posa lunghissimo, per cogliere l'architettura di quel movimento incessante. Non posso far altro che coglierne le estremità. Il momento intermedio è fuggevole, puro istante di passaggio, servile, invisibile, immateriale, maledettamente presente.

Special Guest: Diego Segatto - architetto, designer

Mette Ingvartsen

 

venerdì 16 aprile 2010

Brainstorming @ F.I.S.Co. 2010

Brainstorming - Camera di Decompressione per Spettatori si insinua tra gli eventi di F.I.S.Co.10 per catturare i riverberi, sondare le opinioni, registrare i commenti.

Quest'anno il progetto è ancor più sfaccettato, con la presenza di Special Guests invitati a partecipare in qualità di pubblico, scelti in base a peculiarità che scoprirete giorno dopo giorno ascoltando le interviste.

Brainstorming sarà anche su Radio Città del Capo all'interno di Bonobo, il programma condotto da Michele Pompei tutte le mattine. A partire da venerdì 16 fino a sabato 24, tutte le mattine alle 11.00, potrete ascoltare le interviste Brainstorming.

Ascoltate, commentate, proliferate!

F.I.S.Co. 10

 

giovedì 25 marzo 2010

Cantieri Teatrali Koreja - Paladini di Francia

La complessità dell'Ariosto, l'acuto sarcasmo di Pasolini, l'umana poesia di Shakespeare. C'è tutto in questo spettacolo. Tutto quello che si può desiderare dalla comoda poltrona di un teatro. Tutto quello che ci gratifica, che ci identifica, che ci commuove, dalle nuvole di De André ai teatrini siciliani, dai bei costumi alle luci ai colori. E' giusto, forse, dare ai ragazzi una bella visione, da cui partire per parlare di realtà. Per questo è stato interessante registrare il confronto tra gli attori e i bambini, dopo lo spettacolo andato in scena a Castello D'Argile (BO), lunedi 22 marzo, per le scuole. Ascoltate.

Teatro Koreja


 

lunedì 22 marzo 2010

Gob Squad - Super Night Shot

Una performance, un gioco di strada, un progetto socio-politico, un'impresa da super eroe. Quello che Gob Squad ha messo in scena a Uovo Performing arts è un vero e proprio esperimento. Perfetto, nella sua estrema casualità.

Gob Squad
Uovo Performing Arts


 

giovedì 18 marzo 2010

Anagoor - Tempesta

Siamo al Dipartimento di Musica e Spettacolo di Bologna, dove iniziano gli sguardi, si formano i linguaggi, si studiano le arti. E' interessante, qui più che altrove, cogliere gli aggettivi, i sostantivi, fare attenzione ai termini usati per descrivere (o ri-scrivere) una visione.

Di fronte a Tempesta di Anagoor si apre una discussione, in cui termini come 'teatro', 'sperimentazione', 'immagine', 'drammaturgia' assumono significati diversi, decretando possibilità o condanne a morte.

Il dibattito è aperto.

Anagoor


 

lunedì 1 marzo 2010

Storie tra le Porte 2010

A Castello D’Argile, in provincia di Bologna, c’è un piccolo teatro in cui si fa un lavoro prezioso: il coinvolgimento del pubblico, l’attenzione a una programmazione di qualità, la ricerca di risorse in ambito territoriale, la collaborazione con altri progetti. Storie tra le Porte è una rassegna di teatro per bambini e ragazzi con la direzione artistica di Burattingegno Teatro e Tea(L)tro, da quest’anno in collaborazione con la rassegna Tracce, studiata con cura per avvicinare il pubblico al teatro, alla ricerca e alla cultura.

Brainstorming, nel personaggio di Madame Tempesta, è lì a raccogliere opinioni dopo gli spettacoli, senza distinzione di età, perché anche a tre anni si ha qualcosa da dire.

Burattingegno

 

domenica 24 gennaio 2010

Netmage10

Scie inquiete di mondi. Così risponde Andrea Lissoni, direttore artistico di Netmage, alla mia richiesta di definire con tre parole la decima edizione dell’International Live-Media Festival Bolognese. Perché lì non si compra il cd a fine d concerto, a palazzo Re Enzo la musica si vive, in mondi dalle derive ectoplasmatiche, extracellulari o paranormali.

Quest’anno ci si interroga sull’immaginario, sulla sua natura e sulla sua essenza effimera, difficilmente afferrabile, se non nella scia che testimonia il suo movimento. E si apre, inevitabilmente, la questione della fruizione, della possibilità, tutta a nostro carico, di essere presenti a un evento di cui non si percepiscono i confini.

Come porsi? Credo in religioso silenzio.

Netmage 10


 

giovedì 7 gennaio 2010

Gustavo Cottino, il più grande Venditore di Illusioni

ll più grande artista del luna park, Gustavo Cottino, 86 anni, è venuto a mancare martedi 5 gennaio in mattinata, intorno alle otto, all'ospedale di Peschiera del Garda, in provincia di Verona, dove era stato trasferito nella notte in seguito a insufficienza respiratoria. Il referto parlerà di embolia polmonare.
Non di questo, tuttavia, è morto Gustavo Cottino, perchè la sua non è la storia di un anziano qualunque.

Gustavo Cottino è stato un imbonitore di piazza, ma soprattutto un esteta, un poeta dell'immagine e un architetto dell'immaginario. La sua vita è stata un fare e disfare mondi, universi fatti di lamiere, velluti e fenomeni da baraccone, rigorosamente smontabili e rimontabili in qualsiasi luogo, dalle piazze ai festival, dal luna park itinerante al parco divertimento stabile, dai programmi tv alle aule universitarie, dove è stata discussa una tesi di laurea proprio su di lui.

Cottino è stato un figlio del mondo, un viaggiatore che attraversava le frontiere dell'immaginazione con la stessa facilità con cui si oltrepassavano, negli anni '60 e '70, le cinta murarie delle città, per entrare nel cuore pulsante della vita sociale: la piazza. Lì, proprio lì, al centro, Cottino presentava i suoi show, geniali performances, vera e propria arte contemporanea. In un perfetto equilibrio di ingegno scenografico, talento attoriale, strategia imprenditoriale e comunicativa, Cottino ha ammaliato, divertito e preso per i fondelli una buona parte di mondo, con la Donna Colossale scaricata in mezzo alla folla con un argano, la Balena Goliath riempita di pesce marcio per farla sembrare vera, un divano ribaltabile a simulare le "Cascate" del Niagara.

Come il luna park, sua famiglia adottiva, che oggi non trova pace, relegato nelle periferie, o nei parchi divertimenti stabili, in mano ormai alle multinazionali dell'amusement, anche Cottino sembra destinato a non avere pace immediata: per la legge dei "gagi" è un uomo solo, senza parenti, da seppellire, con una cerimonia d'ufficio, per terra, nel comune di residenza, Bussolengo (VR).

Per la legge del popolo viaggiante, "i dritti", Cottino è invece parte di una famiglia grande, sparsa un po' in tutto il mondo, pronta a garantire per lui, a firmare qualsiasi documento pur di soddisfare le sue volontà: essere sottoposto a cremazione e accompagnato, in una piccola urna, a Spilamberto, in provincia di Modena, nel loculo preparato da tempo, dove si trovano le ceneri di sua moglie, la Loy, artista indomita del Muro della Morte, mancata due mesi fa.

La storia, comunque, lo ricorderà sempre come "Gustavo Cottino, il più grande venditore di illusioni", e se vi illudete di dimenticarlo, vi sbagliate di grosso. Ascoltare le sue parole per credere!