Primo giorno di festival. Sul viale d'ingresso ho la schiacciante sensazione di aver sbagliato vestito, o epoca. Mi rimangio quello che ho scritto nel post di ieri: "E' inutile, quindi, parlare di generi, epoche o quant'altro." E' utile, eccome! Perché avere delle statue tutt'intorno a me finché guardo uno spettacolo non mi era mai capitato. E mi ha fatto riflettere. Trecento anni. Com'era l'arte contemporanea trecento anni fa? Grande dibattito. Leggetevi Del contemporaneo. Saggi su arte e tempo edito da Mondadori. Com'era il pubblico di trecento anni fa? Era seduto dove stavamo noi ieri sera. Cercava le stesse cose che cerchiamo noi? E gli artisti? Cosa cercano?
Ieri sera abbiamo visto corpi danzanti, oggetti sacrificali, corpi recitanti, pixel e decibel. Ognuno nella propria Weltanschauung. Ho sentito la mancanza di un Concept che mi spiegasse il motivo di tutte quelle presenze. Poi ne ho giustificato l'assenza, aggrapandomi alle cariatidi del teatrino, che con i loro trecento anni di visioni forse mi possono insegnare qualcosa in più sul mio essere spettatrice.
Brainstorming ritorna nella sua veste invisibile, nel suo commento sonoro indipendente, per seguire da vicino, in modo totalmente imprevedibile e nascosto, Live Arts Week, a Bologna, Italy.
Già innamorati di Gianni Peng, i microfoni di Elisa Fontana lo seguiranno in uno stalking privato, accessibile su questo blog e in pillole diffuse a chi si farà complice.
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