martedì 19 aprile 2011

Spill Festival of Performance

Brainstorming Camera di Decompressione per Spettatori è a Spill Festival of Performance (London). In collaborazione con Carla Esperanza Tommasini, artista attiva nel campo della performing art, Brainstorming torna alla sua dimensione installativa, con uno spazio all'interno del Barbican Center, dove, dal 18 al 24 si susseguono performances e spettacoli della scena inglese e internazionale, scelti da Robert Pacitti, direttore artistico del festival. 

Brainstorming, a Spill Festival, è un vero e proprio spazio in cui il pubblico può entrare, fermarsi e interagire con diversi dispositivi per la raccolta e la restituzione di pareri, riflessioni, commenti intorno agli spettacoli. Cd players, cartoline su cui scrivere o disegnare, un telefono dotato di segreteria in cui lasciare il proprio messaggio, interviste al pubblico dopo gli spettacoli e agli artisti durante la preparazione del loro lavoro... Tutti i materiali raccolti verranno pubblicati sul blog e sul sito del festival, oltre a essere a disposizione del pubblico nello spazio Brainstorming.

Brainstorming si offre come luogo di decompressione pre e post show, punto di partenza per riflessioni intorno all'arte, continua rielaborazione di idee. Un progetto che scardina l'autorità del giudizio per lasciare spazio alla condivisione di opinioni.
 

lunedì 18 aprile 2011

Jonathan Borrows / Matteo Fargion

Il festival F.I.S.Co. chiude con Jonathan Burrows e Matteo Fargion, straordinari performer, con due lavori che toccano con la consueta leggerezza i territori della musica e della danza. Cheap Lecture è un manifesto del metodo di lavoro dei due artisti e del loro modo di relazionarsi al pubblico. Un'opera la cui musicalità nasce dalla parola ritmica, come una sequenza costruita su un'inarrestabile cascata di pensieri. Ispirato a Lecture on Nothing di John Cage, Cheap Lecture è una performance intrisa di humour e filosofia in cui la danza, in senso stretto, è azzerata: sono le parole che danzano e segnano il tempo.
Il lavoro è contemporaneo alla pubblicazione di A Choreographer’s Handbook (Prontuario di un coreografo) di cui Burrows è autore.

venerdì 15 aprile 2011

Every now and then

Mette Edvardsen indaga lo spazio. Spazio di costruzione di una performance, nel senso più allargato del termine. Se performance è atto, lavoro, compimento di un'azione, allora tutti gli elementi sono in campo: soggetto - che - compie - l'azione, tempo e spazio.
E se il soggetto è il performer con i suoi oggetti e il tempo è la durata della performance, ecco che lo spazio pone dei problemi. Con un libro in mano, lo spettatore si dispone a una fruizione personale e interattiva: può girare le pagine, chiudere il libro, iniziare a sfogliarlo dalla fine. Lo spazio dell'azione è il libro.
Poi li spazio si allarga, dilatato nella scena di un teatro in cui accadono le stesse cose che accadono nel libro. Con qualche scarto, però.
Lo spazio della peformance diventa quell'intercapedine contestuale che unisce e separa il libro dalla scena. Dove accadono le cose?
Mette Edvardsen ha un approccio di tipo scientifico: dato un problema ne esplora le derive e le possibilità. I due lavori presentati al festival indagano, con un rigore matematico, le dimensioni percettive dell'umano, in un'analisi formale che esplora la complessità dell'essere e ne propone costruzioni sceniche.
Strutturalismo? inutile porsi questa domanda. Gli -ismi sono morti, si sa, solo Spangberg osa riproporli, in modo, non a caso, tutto personale. Certo una linea linguistica, nel lavoro di Mette, si riconosce... e la mente italiana torna a capolavori della scena quali Otto, di Kinkaleri, o certe creazioni di Jerome Bel... non vi pare?
 

giovedì 14 aprile 2011

Critical Cab

Critical Cab: i transiti sono azioni funzionali che possono convivere con altre attività (mentali per lo più). Al volante, il corpo del guidatore si estranea dal proprio pensiero assolvendo a meccaniche inconsce. I pensieri procedono in parallelo, si sviluppano in un intreccio tecnico tra semafori e cambi di marcia. Abbiamo chiesto a cinque artisti che seguiranno tutto il festival, di offrire un passaggio sulle loro auto agli spettatori che si vorranno prenotare. Lì, nello spazio intercapedine dello spostamento, condivideranno attese, prospettive, conoscenze, affinità e divergenze sul lavoro di altri artisti invitati, ma non solo. Un esercizio di critica naturalizzata, ostruita o esaltata nella corsa dal centro di Bologna alla periferia del quartiere del Pilastro, sino alla cupola di DOM. Un'occasione di incontro ravvicinato, oltre che una gentile concessione di servizi tra privati (qual'è il festival che ti riporta a casa se convinci il driver?), nell'informalità dell'estendere il proprio punto di vista al di là di cariche e professioni.
 

mercoledì 13 aprile 2011

Claudia Triozzi. Ni Vu Ni Connu

Ni vu ni connu è una riflessione sulla rovina come oggetto dalla potenza evocatrice. Un corpo pensante che aziona, che si aziona, che opera incessantemente un trasferimento di senso, creando interferenze fisiche su immagini evanescenti. In questo solo Claudia Triozzi non sarà mai sola sulla scena, come non è mai sola nel suo mondo interiore. Una scultura acustica dei fratelli Baschet concepita negli anni '60, il cristallofono, un organo e un lap-top danno alla musica una visione performativa con episodi cantati. La voce si declina in una successione di monologhi insensati, di salmodie incomprensibili, pretesto di una coreografia labiale. Il viso come una maschera in continua trasformazione e una crudele logorrea corporea formano questo spettacolo caleidoscopico, "un omaggio al desiderio che fa dei brutti scherzi e ci invita a vivere".
 

martedì 12 aprile 2011

Artisti parlano di altri artisti

Quest'anno F.I.S.Co. è particolarmente eolico, della sostanza effimera del vento, coacervo di correnti d'aria, aria fresca, aria densa, contemporanea, appunto, nel suo essere fluida.
Un festival costruito sulle intersezioni, gli scambi e gli spostamenti di ruoli e funzioni. Xavier Le Roy e Antonia Baehr allo strappo dei biglietti creano uno spostamento che riporta, inevitabilmente, a un senso, tutto politico, di comunità che, al pari di quella scientifica, decreta ciò che è arte, ma che, a differenza della comunità scientifica, si esonera dal decidere ciò che non lo è, lasciando il campo aperto agli spettatori.
Ed ecco la bellezza di un senso aperto del fare arte, che sborda e trasuda e scopre le proprie radici, inevitabilmente affondate nell'umano, origine prima di ogni atto. Perchè l'artista è, prima di tutto, colui che fa, che agisce, che indaga e ricerca, che costruisce oggetti di senso, con una tecnica rigorosissima, al limite della maniacalità. Techné, appunto, applicata all'idea. E non il contrario.
E' finito il tempo delle arti applicate, e anche quello delle arti concettuali. Marten Spangberg dice "be available" e ancora "you're my investment". E' tempo di smettere di essere NEL sistema, e anche di andare CONTRO il sistema. E' necessario posizionarsi FUORI dal sistema e costruire altre possibilità di senso.
E se l'arte ha un potere politico, esso è proprio nello statuto di libertà insito nell'arte stessa, statuto che si pone al di là di ogni retorica.
 

lunedì 11 aprile 2011

Happening

 

domenica 10 aprile 2011

For Faces (Unplugged)

Antonia Baehr torna a F.I.S.Co. con un nuovo lavoro sulle espressioni umane. Dopo aver indagato la risata e averne fatto una partitura di gesti, suoni e movimenti, in uno spettacolo portato a Bologna da Silvia Fanti al festival di due anni fa, l'artista franco tedesca intraprende una ricerca maniacalmente precisa sulle possibilità di movimento del viso.
La cupola del Pilastro, conosciuta in città come DOM, non poteva essere luogo migliore per disporre il pubblico in cerchio intorno a quattro performer che, seduti su altrettanti sgabelli, ci mostrano le innumerevoli possibilità coreografiche di naso, occhi, labbra, mento, sopracciglia e guance.
Un lavoro precisissimo e sottile, in cui la disciplina formale crea uno spiazzamento generatore di immaginario.
 

sabato 9 aprile 2011

Your Brother. Remember?

F.I.S.Co. 2011 apre mantenendo la promessa. Il primo spettacolo, infatti, porta in scena un'arte che abbraccia le cose umane e le trattiene, nella loro forma più cheap, quotidiana e home-made, con la scommessa di farne un'opera. Zachary Oberzan, con chitarra e video alle spalle, ci racconta la vita casalinga di due fratelli quindicenni fissati con il cinema pop, impegnati nel riprodurre fedelmente le scene più famose dei protagonisti dei film culto degli anni ottanta. Ecco allora un Jean-Claude Van Damme da salotto, che tenta di colpire con mosse di karate la piantina ornamentale di mamma. Fin qui nulla di diverso dai chilometri di pellicola accatastati nelle credenze delle famiglie piccolo borghesi, se non fosse per la stratificazione drammaturgica che assume questo materiale, se sapientemente manipolato da una regia lucida e consapevole come quella di Oberzan. L'attore statunitense, infatti, chiede al fratello, dopo vent'anni, di ripetere fedelmente le scene girate insieme, con tanto di costumi, location e azioni ripercorse con maniacale precisione filologica. Nei vent'anni che intercorrono tra i due set, tuttavia, si è consumata una vita, che ha visto i due fratelli assistere alla separazione dei genitori e prendere strade diversissime, l'una verso una carriera artistica, l'altra dietro le sbarre di una cella per problemi di droga.
Nulla di patetico, né di autobiografico in senso spicciolo, però.
La dimensione umana, tragica e catartica, emerge tra le pagine di un video-diario sapientemente montato, in cui realtà e finzione convivono nel restituire, in modo spassoso ed emozionante, una "real America" che esce dai reality tv ed entra, a tutti gli effetti, nelle maglie dell'arte contemporanea.
 

venerdì 8 aprile 2011

F.I.S.Co. 2011

Parte oggi F.I.S.Co. 2011, Festival Internazionale Sullo Spettacolo Contemporaneo, a Bologna, fino al 15 aprile.
Brainstorming, Camera di Decompressione Per Spettatori si apposterà tra il pubblico e gli artisti a raccogliere idee, opinioni, riflessioni intorno alle creazioni.
Per aprire un varco nella nostra capacità immaginativa ed emozionale, Brainstorming ha organizzato un gioco: letti i materiali del catalogo in cui gli artisti hanno pubblicto le loro gimkane poetiche, Elisa Fontana ha estrapolato alcune domande da porre e da porsi, scritte su carte da gioco e fatte scegliere a persone incontrate per caso in città.
Di seguito pubblichiamo le domande e se ascoltate l'audio qui sopra potrete confrontare le vostre risposte con quelle delle persone intervistate.
...e se volete proseguire nel gioco, collegatevi a www.xing-fisco.it e scoprite quali artisti hanno stimolato le domande Brainstorming. Se volete potete rispondere anche voi nella zona "commenti" qui sotto!
Via alla tempesta!

Dai una definizioni alle seguenti parole: TEATRO, PERFORMANCE, SPETTACOLO, HAPPENING, INSTALLAZIONE.
Che cosa ti viene in mente con la parola SEGUE ?
Qual è il ruolo dell’artista nella società contemporanea?
Secondo te, quello dell’artista, è un lavoro come un altro?
Cosa chiederesti a un artista, se dovessi fargli una domanda?
Credi che il tuo viso potrebbe essere un’opera d’arte? Che tipo di opera d’arte?
Hai mai inventato qualcosa, solo per il fatto che non lo trovavi nei negozi?
Come definiresti l’espressione: CAPITALISMO OMEOPATICO?
Che lavoro fai? Ti piace?
DISTANTE = VICINO A QUALCOS’ALTRO sei d’accordo?
Secondo te, essere in macchina con un artista al volante, potrebbe essere interessante?
Conosci F.I.S.Co. Festival Internazionale dello spettacolo Contemporaneo?

 

lunedì 4 aprile 2011

Festival Danae 2011 - Cristina Rizzo e Alessandro Bedosti

Mai come in questa occasione si è potuto ascoltare lo spiazzamento di un pubblico di fronte alla ricerca. Una danza che esplora, quella di Cristina Rizzo e Alessandro Bedosti, che si lascia scorrere anarchicamente e assolutamente necessaria. Il pubblico del Festival Danae, giunto alla sua tredicesima edizione, incontra e si scontra con una danza che sonda l'umano nella sua dimensione interiore, autobiografica e urgente. E qui, come in ogni festival che si rispetti, ci si assume tutta la responsabilità nei confronti di un pubblico che rischia di esserne spiazzato, a volte respinto, o affascinato. Mai sicuro.
Per questo il direttore artistico si premura di organizzare un confronto con gli artisti subito dopo lo spettacolo, davanti a un bicchiere di vino.
Nulla di accademico: soltanto la necessità di dialogare intorno a un accadimento, che può scuotere e turbare, estasiare e divertire, incontrando raramente l'indifferenza.
Se l'arte è deputata a porre questioni e ad aprire interstizi, un buon festival non può che decidere di entrarci dentro e lasciare aperte le porte alle riflessioni.
Brainstorming non può non essere lì, a cogliere i linguaggi, le parole, i pensieri per metterli a disposizione di chiunque voglia creare altre visioni.

Festival Danae