In uno spazio ridotto, definito da tende di strass, siamo seduti in due file, uno di fronte all'altro, separati da un corridoio che diventa passerella. Sfila Bojana Mladenovic, nuda, poi con guanti, poi con vestiti. Noi guardiamo. Lei si siede e ci invita a porle delle domande, assicurandoci che sarà felice di rispondere. Certo, è tutto facile: le domande sono stampate su cartoline nelle mani del pubblico, le risposte su foglietti nelle mani dell'interrogata. A domanda segue risposta, scelta a caso dal mucchio. A volte a scegliere è il pubblico stesso. Ma come? Mi rispondi a caso? Sì. Tanto, che ne sai tu se è vero o falso? L'importante è giocare. Bojana si mette a nudo di fronte a noi, ci canta pure una canzoncina di quando era piccola, al pianoforte. Che carina!
No. Non ci cascate! Bojana non gradirebbe! Lei vuole solo farci giocare. Niente sentimentalismi, niente storicismi, niente personalismi! Laggiù, sulla sedia, potrebbe esserci chiunque. Questa performance non vuole essere un autoritratto, né tanto meno un'autobiografia. E' un percorso gnoseologico, quello che si apre fra gli strass e le cartoline, altroché!
Un bel gioco, che apre a riflessioni sul concetto di conoscenza e di interrogazione. Un paradosso della curiosità, in cui a domanda segue distanza, a risposta segue interrogazione, a presenza segue disgregazione, a completezza segue incompiutezza.
Special Guest: Cristina Demaria - semiologa
 
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