lunedì 21 giugno 2010

PerAspera - Sesto giorno

Una domanda, fra quelle raccolte tra il pubblico del Festival PerAspera alla suggestione 'cosa chiederesti a uno spettatore quando esce da uno spettacolo?' mi ha colpita: 'sei sicuro che quello che hai visto lo conoscevi già?'

Se poesia è creazione, il problema non dovrebbe sussistere. Ma quando, alla fine di uno spettacolo, ci si pone ulteriori e inevase domande, ecco che forse è avvenuta la Genesi di qualcosa che prima non si conosceva.

Allora mi chiedo: cosa può generare il pensiero Majakovskjiano, vecchio di cent'anni, oggi? Forse una recondita invidia nei confronti di chi ha saputo vivere urlando la vita stessa, senza interferenze e pigrizie piccolo-borghesi. Komakino ha creato un ponte fra la caduta dell'Ente Teatrale Italiano e la resistenza vitale di artisti che, nonostante tutto, seguono l'urgenza di farsi ascoltare.

C'è ancora qualcosa da dire? Certo, eccome! Le rivoluzioni non si decidono a tavolino, si fanno e basta.

E nell'impalpabilità della nostra società liquida forse ci siamo già dentro fino al collo.

1 commento:

cecilia.longanesi@gmail.com ha detto...

Credo che Majakovskj oggi appaia retorico e fuori tempo. Proprio per questo motivo è interessante riproporlo, per studiare lo scarto che una settantina d'anni hanno creato tra il grido e la sopportazione.
Ma anche per emozionarci un po' in quella sana nostalgia che tocca le viscere e il nostro istinto libertario.