Partendo dal testo di Derrida "L'animale che dunque sono", passando dalla teoria del genio, fino all'opera d'arte nell'era della sua riproducibilità tecnica, incrociando lo studio dei comportamenti animali fino a una rievocazione degli Smiths, capisco che il retroterra di Invisibile Pieces è vasto. Mi chiedo se abbia senso ricercarne i confini, sapendo che Cristina Rizzo non se ne dà, pur agendo secondo una metodologia di ricerca rigorosa e dettagliata. Sedute alla finestra di un castello, abbandonate ai voli pindarici dell'intelletto come due dame di compagnia, parliamo di Anna Pavlova, della sua contemporaneità, di quella sua "aderenza" alla sua stessa rappresentazione, in un tutto che, come afferma Cristina, è lì, inspiegabilmente emozionante.
Cerchiamo di sondare l'inspiegabile universo del "genio", di capire se il suo mondo è "creazione" o "permeabilità", se prima dell'opera c'è il tutto o il nulla e in che relazione si pone l'artista rispetto a questo.
E se il tutto e il nulla fossero esattamente la stessa cosa? E che cosa? Forse la morte? E in che relazione ci poniamo noi, umani, con essa? È forse la percezione della morte che ci distingue dagli animali? O siamo noi umani che, con maestosa superbia, ci arroghiamo il diritto di essere i soli e gli unici a porci in una posizione meta-riflessiva?
Se dal Settecento in poi l'opera d'arte entra nel museo, oggi dove si trova?
Nel Genio ottocentesco? O nella serigrafia novecentesca?
Un genio serigrafato ha lo stesso valore di una serigrafia geniale?
È possibile mostrare il risultato e il processo che l'ha prodotto in uno stesso istante?
Heisenberg ha dimostrato che l'uso di uno strumento di misura diverso può invalidare il risultato.
Allora non ci resta che mostrare lo strumento come risultato e stare in attesa di vedere cosa accade in chi si guarda.
L'arte di Cristina Rizzo è un'operazione a cuore aperto, un sistema operativo senza interfaccia, un corpo senza pelle, un'ombra di cui si vede la fonte della luce e l'oggetto proiettato, una visione a trecentosessanta gradi, destabilizzante, di cui si cerca di capire l'ingranaggio, restando, infine, inevitabilmente affascinati dal meccanismo che si mostra, pur nella sua misteriosa invisibilità". (Conversazione con Cristina Rizzo su Invisibile Piece)
Il Dipartimento di Musica e Spettacolo di Bologna dedica un articolato momento di riflessione a Cristina Rizzo,danzatrice, performer, coreografa, profonda esploratrice dell'umano e dello spazio da esso abitato.
Nell’ambito della Soffitta 2011 è presente con due spettacoli di cui è autrice e interprete, Dance N° 3 (2009) e Invisible piece (2011).
Un momento di dialogo aperto al pubblico completa il progetto. Parole del corpo. Incontro con Cristina Rizzo vuole essere un’occasione di scambio tra l’autrice, alcuni studiosi e la platea, un confronto utile per esplicitare e illuminare tratti rilevanti del percorso di questa artista, ma anche, più in generale, per riflettere sulle modalità che può trovare e attraversare oggi il processo creativo in danza.
Brainstorming è stato là, ha raccolto parole e le ha messe a vostra disposizione.
Cercate gli oggetti audio nel box in alto e ascoltate.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento