venerdì 20 gennaio 2012

I AM THAT AM I - Kinkaleri


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I AM THAT AM I. Le serve di Jean Genet fagocitate da una ventriloqua. Un lavoro che fa a meno del classico immaginario dell’autore per proporre una performance ancorata su un doppio livello di rappresentazione. Una performance con la parola e con il corpo, dissociati inesorabilmente ma pronti ad incrociarsi e vacillare. Un testo che nella piena forma della finzione che si finge si apre nell’immagine assente, si spossessa della rappresentazione per consegnarla al suono che si lascia immaginare. Una sola persona in scena, che rappresenta se stessa e che dovrebbe agire mantenendo questi due piani separati. Una sorta di show aperto, un non-show inconcludente, incerto nelle identificazioni dove i contorni si sfumano e tutto diventa misteriosamente un accadimento reale, un evento. Una via di fuga, un tentativo di essere nel teatro più rappresentativo del ‘900 e sovvertirlo dall’interno, aprirlo come Artaud aprirebbe una banana, come un corpo abitato da un virus incubato da tempo.
Brainstorming ha raccolto i racconti del pubblico di Cango, a Firenze.



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