Credo che l’art vivant contemporanea stia in una sorta di dutyfree: bene di lusso di tutti e di nessuno, inevitabilmente riconoscibile e sotterraneamente misconosciuto. Andate all’aeroporto e provate a entrare in un negozio tax-free. Vi troverete marchi globalmente accettati accanto a prodotti tipici del luogo, il tutto calorosamente offerto al prezzo di mercato, al di là di rincari governativi. Libertà. L’unico vincolo a cui sottostanno le suddette merci è quello determinato dalla scelta dell’acquirente. Vincolo semantico che genera poetica, universo di senso, tribù.
F.I.S.Co. 09 non ha operato scelte, le ha proposte. E se di fronte a tre ragazze svedesi che cucinano una torta, o a una banda di ottoni che irrompe sulla scena dopo aver fatto il giro dell’isolato mentre quattro bambini tagliano fiocchi di neve di carta, o davanti a danzatori che imitano l’uomo di Neanderthal, o in fianco a wrestler in abito da sera, ci chiediamo “ma questa è arte?”, il festival può considerarsi soddisfatto di aver raggiunto il suo scopo.
Brainstorming si è messo in appostamento. L’osservazione implica una distanza. Ma la superficie della terra di mezzo che separa l’osservatore dall’osservato, non è mai determinata: dipende dal contesto. Credo che l’art vivant contemporanea stia proprio in quella terra di mezzo. Impossibile da osservare, proprio perché ostinatamente in noi. Non resta che mettersi in ascolto e registrare, ascoltare e registrare, ascoltare e registrare, con qualsiasi mezzo, con ogni sorta di complice. Non rimarrà altro che una moltiplicazione di oggetti semantici privi di intenzionalità. Tax free.
Brainstorming ringrazia Elena Biserna e Luca Ghedini per essere stati fra i complici delle registrazioni, Matteo Pasini per averne curato l’esposizione e Monica Cuoghi per l’immagine di questo post.
Nessun commento:
Posta un commento